Emergenza Covid 19: di come le biblioteche possono essere servizi essenziali
Proviamo a pensare alle biblioteche oltre al dato immanente. Sono luoghi, sono servizi, sono persone, sono libri, sono item, sono dati, sono conoscenza, sono utenti, sono lavoratori della conoscenza, sono eventi, sono immaginazione e sono idee. Ecco partiamo proprio da questa ultima cosa, partiamo dalle idee. A Toronto i colleghi della Toronto Public Library tramite il loro Innovation Hubs hanno avuto una di quelle idee e di quelle pensate che scaldano il cuore e rendono tutti i colleghi pieni di orgoglio di classe. Ma andiamo con Ordine.
Nel mondo digitale un Hub (fulcro, elemento centrale) rappresenta un concentratore, un dispositivo che funge da nodo di smistamento dati di una rete di comunicazione, il concetto è stato astratto sino a diventare un luogo di azione ed aggregazione. Sono aggregatori di idee e hanno il compito di stimolare e promuovere l’innovazione, rafforzare il livello di conoscenze e di consapevolezza. Sono acceleratori di idee e in Italia ne abbiamo molti e di un livello altissimo, molte biblioteche negli ultimi anni stanno sviluppando un naturale innesto sinergico con questi Hub creando delle vere e proprie rivoluzioni di pensiero. Da questi incubatori nascono le imprese e le idee del futuro.
Ebbene La Biblioteca di Toronto in Canada ha iniziato tramite il suo Innovation Hubs a prestare le sue stampanti 3D per supportare gli sforzi medici COVID-19. La biblioteca sta fornendo 10 stampanti Ultimaker 2+ della biblioteca in prestito a un team del Toronto General Hospital per sostenere i loro sforzi per produrre dispositivi di protezione individuale (DPI) per gli operatori sanitari in prima linea che combattono la pandemia. Nello specifico tramite le stampanti vengono creati gli scudi facciali realizzati in plastica in grado di coprire l’intero viso, proteggendo il naso e gli occhi dalle particelle che possono contenere il coronavirus, causando COVID-19. Nel mondo molte biblioteche pubbliche dispongono di spazi e tecnologia per la stampa 3D e si stanno operando per gettare il cuore oltre l’ostacolo e dare il proprio contributo. Le stampanti permettono una vastità di usi fino ad ora sconosciuti uno fra i quali è la riconversione delle maschere da snorkeling già in commercio in una maschera da respirazione.
Le stampanti 3D sono semplici da utilizzare. L’utente crea un modello su un software specifico chiamato CAD (Computer-Aided Design) e lo invia alla stampante 3D. Nella progettazione dell’oggetto da costruire si tiene conto di tutte le informazioni essenziali come lunghezza, profondità, materiale. Le stampanti 3D utilizzano i polimeri dei vari materiali prescelti per creare l’oggetto desiderato. Un recente articolo su Wirde sulle biblioteche al tempo del virus si chiude con l’evocativa frase pronunciata da Darcy Brixey bibliotecaria americana “At some point a library is going to save your ass,” beh questo mi sembra uno di quei casi.
Luca Valenza, Bibliotecario errante