Ricerca sulla sostenibilità digitale tra i giovani e il ruolo della tecnologia come strumento di sostenibilità: presentato l’indice “DiSITM Young” di Italia, Francia, Germania, Polonia e Spagna
▶ L’Italia è in testa alla classifica delle nazioni in cui la sensibilità giovanile verso la sostenibilità digitale è più alta (37%), seguita da Spagna (34%), Polonia (26%), Germania (18%) e Francia (14%), con una quota di donne più alta che in altri Paesi
▶ L’85% dei giovani italiani considera la tecnologia digitale uno strumento utile per migliorare la società; per il 69% è uno strumento utile alla salvaguardia dell’ambiente
▶ Il 71% dei giovani italiani intervistati considera il cambiamento climatico uno dei principali problemi dei quali bisogna occuparsi immediatamente, in linea con Spagna (69%) e Francia (62%). Percentuali simili emergono verso il tema della lotta all’inquinamento.
▶ Quasi un intervistato italiano su 5 (16%) pensa che i social non siano un ambiente sicuro per i giovani e che il cyberbullismo sia la principale problematica derivante da una società iper-connessa (60%)
L’Italia è il Paese in cui si riscontra il maggior numero di sostenibili digitali (37%), giovani che utilizzano gli strumenti digitali e che, allo stesso tempo, adottano atteggiamenti e comportamenti orientati alla sostenibilità. Tra i giovani intervistati, le donne italiane sono quelle più sensibili alla sostenibilità digitale, con il 29% di sostenibili digitali, un dato più alto sia rispetto ai connazionali maschi sia rispetto al genere femminile degli altri Paesi oggetto di analisi. Seguono Spagna (34%), Polonia (26%), Germania (18%) e Francia (14%). È quanto emerge dal rapporto “Digital Sustainability IndexTM (DiSITM) Young – La sostenibilità digitale per i giovani” presentato ieri pomeriggio dalla Fondazione per la Sostenibilità Digitale e da EY Foundation Onlus presso il Museo dell’Ara Pacis di Roma. La ricerca, che indaga il ruolo della tecnologia come strumento di sostenibilità nella percezione dei giovani di alcune nazioni europee (Italia, Spagna, Polonia, Germania e Francia), è stata svolta su un campione rappresentativo di 800 ragazzi nella fascia compresa tra i 16 e i 24 anni.
L’evento è stato anche l’occasione per celebrare i 10 anni di EY Foundation Onlus, che nasce nel 2012 con la missione di promuovere – anche grazie alla collaborazione con il network EY – un cambiamento sostenibile in ambito sociale ed economico, attraverso la realizzazione di progetti di valore riconosciuto in contesti di bisogno, rivolti in particolare a giovani in situazioni di disagio.
L’analisi Digital Sustainability IndexTM (DiSITM) Young: differenze tra Italia, Spagna, Polonia, Germania e Francia
E proprio i giovani sono il fulcro della ricerca “Digital Sustainability IndexTM (DiSITM) Young – La Sostenibilità Digitale per i giovani”, che indaga il ruolo della tecnologia come strumento di sostenibilità nella percezione dei giovani di alcune nazioni europee (Italia, Spagna, Polonia, Germania e Francia). Guardando ai dati complessivi della ricerca, si rileva che atteggiamenti, consapevolezze e comportamenti giovanili sembrano simili in tutti i Paesi analizzati. Le principali differenze, che emergono dall’analisi separata dei 4 cluster1 dell’indice DiSITM Young, sono le seguenti:
- Francia e Germania sono caratterizzate da una forte cultura digitale ma anche da una propensione alle pratiche di sostenibilità meno marcata
- Italia e Spagna sono invece accomunate da comportamenti ed atteggiamenti molto simili in termini di sensibilità verso la sostenibilità (più alta di quella riscontrata in Germania ed in Francia), con una significativa differenza derivante da una maggiore digitalizzazione della Spagna rispetto all’Italia.
Commenta Massimo Antonelli, CEO di EY in Italia e COO di EY Europe West: “In occasione dei 10 anni di EY Foundation Onlus siamo felici di presentare una nuova analisi sui giovani e per i giovani, da sempre al centro delle attività del nostro network. Nell’analisi DiSITM Young leggiamo tracce comuni tra i vari Paesi, a ulteriore testimonianza del fatto che partite come la sostenibilità, il digitale, le competenze e l’innovazione oggi non possono che essere giocate su scenari internazionali. Tuttavia, tra questi dati positivi ci sono segnali che devono farci riflettere e agire, e riguardano soprattutto i rischi e ancora una volta le questioni legate a diversità e inclusione. Tra i rischi percepiti, i giovani in Italia ritengono che il cyberbullismo sia la principale problematica derivante da una società iper-connessa (60%) e la stessa visione emerge quasi in tutti i Paesi considerati. Al secondo posto troviamo l’uniformazione delle identità a degli standard ideali (39%) e la perdita del tempo personale (38%). Pensando alle nuove generazioni è quindi necessario investire su educazione e inclusione, partendo da un piano di educazione digitale nazionale (per oltre il 60% dei rispondenti al DiSITM Young). E anche su questo i giovani ci danno una lezione interessante: perché se da una parte si aspettano che istituzioni e aziende facciano la propria parte, dall’altra sono disposti a mettersi in gioco come non mai e a riconoscere la propria responsabilità e il proprio impatto nel costruire una società più digitalizzata e più sostenibile”.
Andando ad analizzare temi centrali come infrastrutture, tecnologia come commodity e comportamenti sostenibili, la ricerca mette in luce una situazione poco incoraggiante, sotto il profilo della consapevolezza verso il ruolo del digitale:
- Infrastrutture dei singoli Paesi: confrontando le condizioni infrastrutturali dei 5 Paesi analizzati con le risposte fornite dai giovani – coerentemente con quanto già osservato nelle rilevazioni generali del Digital Sustainability IndexTM (DiSITM) – emerge una proporzione inversa tra disponibilità di infrastrutture e consapevolezza nell’utilizzo di queste come strumento di sostenibilità. Sono cioè proprio quei giovani
1 Il DiSI Young suddivide i soggetti analizzati in 4 cluster:
- sostenibili digitali (caratterizzati da comportamenti orientati alla sostenibilità consolidati dall’uso di strumenti digitali);
- sostenibili analogici (comportamenti sostenibili ma scarso uso di strumenti digitali);
- insostenibili digitali (non orientati alla sostenibilità ma significativo uso di strumenti digitali);
- insostenibili analogici (non orientati alla sostenibilità e non orientati al digitale).
- Tecnologia come commodity e sostenibilità: la “commoditizzazione” delle tecnologie digitali non giova alla consapevolezza del loro ruolo in termini di sostenibilità e, al contrario, è proprio l’assenza di tecnologie altrove largamente disponibili e/o di servizi consolidati a rendere più evidente la consapevolezza della loro necessità, anche e soprattutto in relazione agli obiettivi di sostenibilità.
“Da anni la Fondazione per la Sostenibilità Digitale, con il suo osservatorio, studia gli italiani in relazione alla sostenibilità digitale. Quello che analizziamo è come le persone percepiscono l’importanza di questi temi, ma anche quanto, in relazione ad essi, cambino i propri comportamenti. Ne emerge un quadro spesso meno confortante di quanto ci piacerebbe pensare, nel quale le persone fanno ancora molta fatica a comprendere gli impatti concreti di dichiarazioni di principio su temi come ambiente, energia, società in relazione alle scelte – piccole e grandi – che sono chiamate a fare. – ha affermato Stefano Epifani, Presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale. “I risultati della nostra ricerca mostrano l’importanza di lavorare sulle infrastrutture, ma soprattutto sulla consapevolezza: perché è proprio in Paesi come il nostro, caratterizzati da minore diffusione delle competenze digitali, che dobbiamo preoccuparci di sviluppare un uso consapevole delle tecnologie a favore della sostenibilità. Esiste una perfetta (e preoccupante) proporzionalità inversa, tra diffusione delle competenze digitali e consapevolezza di dover approfondire questi temi, che porta i più competenti a volerlo diventare ancora di più, ed i meno competenti a pensare di non aver bisogno di approfondire. Questa tendenza indica chiaramente alle Istituzioni l’importanza di azioni di supporto allo sviluppo di consapevolezza su un tema centrale per il nostro futuro come la sostenibilità digitale”. – ha concluso Epifani.
Sostenibilità e cambiamento climatico: possiamo fare grandi passi in avanti proprio grazie al digitale
Particolarmente interessanti sono i dati che emergono verso le tematiche più attuali di ambientalismo, cyberbullismo, cambiamento climatico e social. Sul fronte dell’ambientalismo, emerge una realtà in cui quanto più i giovani si spostano verso convinzioni profondamente ambientaliste, tanto più tendono ad avere atteggiamenti diffidenti nei confronti della tecnologia. Risultato di questo comportamento è che proprio chi più potrebbe avvantaggiarsi dello sviluppo tecnologico e digitale per la sostenibilità, ne fa meno uso. Tuttavia, l’ambiente è considerato un tema centrale nei giovani di tutti i Paesi analizzati: il 71% dei giovani italiani intervistati considera il cambiamento climatico uno dei principali problemi dei quali bisogna occuparsi immediatamente. Tale dato è pressoché in linea con quelli di Spagna (69%) e Francia (62%), ma diminuisce in Polonia (56%) e Germania (42%). Oltre al cambiamento climatico, anche l’inquinamento è considerato uno dei principali problemi da affrontare. Questo per il 67% degli italiani, il 63% degli spagnoli, il 58% dei francesi, il 54% dei polacchi e il 47% dei giovani tedeschi.
Dall’analisi emerge anche un altro segnale allarmante: i giovani italiani fanno più fatica ad avere accesso a informazioni sulla sostenibilità; il 27% dichiara, infatti, di conoscere poco o per nulla il concetto di sostenibilità rispetto al 32% di Germania o al 62% di Francia, tanto che, in Italia come in tutti gli altri 4 Paesi, oltre 7 intervistati su 10 si dichiarano pronti ad approfondire tale concetto.
E in tal senso, viene in soccorso il digitale: per l’85% dei rispondenti italiani, la tecnologia digitale è uno strumento utile per migliorare la società, ma anche utile per la sostenibilità economica (74%), con percentuali simili in Spagna ma leggermente inferiori negli altri Paesi. Inoltre, il 69% dei giovani italiani considera la tecnologia digitale uno strumento utile alla salvaguardia dell’ambiente.
E proprio per la salvaguardia dell’ambiente, oggi i giovani hanno stravolto i loro modelli di consumo e la cultura sulla base dei loro valori, infatti, 6 intervistati su 10 concordano sull’importanza della sostenibilità ambientale nelle preferenze di acquisto in ognuno dei Paesi esaminati – eccezion fatta per i polacchi, che concordano in misura minore con l’affermazione (50%) – tuttavia non sono disposti a spendere di più. Dato simile sull’importanza della sostenibilità anche quando si viaggia, il 55% degli italiani quando viaggia preferisce scegliere una struttura green anche se costa di più.
Il digitale, tra rischi e opportunità: focus su social network e cyberbullismo
Oggi una società digitalizzata offre sicuramente maggiori vantaggi, dal DiSITM Young emerge che per il 57% degli italiani il digitale offre costante flusso di idee e aggiornamenti, oltre che un abbattimento dei costi di apprendimento (43%), demolizione delle gerarchie sociali tradizionali (36%) e connessione con attori internazionali (25%). Tuttavia, alla domanda “quanto pensi di sapere di digitale?” soltanto il 35% ha risposto molto, il 58% dei giovani ha risposto abbastanza e il 6% poco. Per quanto riguarda l’utilizzo quotidiano che se ne fa degli strumenti digitale, il 46% degli italiani lo usa per lavoro o per studio, il 54% per svago, il 25% non utilizza strumenti digitali. Da segnalare che la maggior parte dei rispondenti utilizza lo smartphone o il tablet oltre 4 ore al giorno (42% degli italiani, 47% tedeschi, 49% polacchi, 51% spagnoli, 61% francesi).
Dall’analisi si evidenzia che i giovani sono bel consapevoli delle opportunità del digitale, ma anche dei rischi: per il 52% degli italiani la tecnologia è un’opportunità sì ma con qualche rischio, mentre per il 5% degli italiani è ancora una minaccia, in linea con il punto di vista dei giovani degli altri Paesi esaminati. Il dato sale leggermente soltanto nel caso degli intervistati francesi (12%).
Per quanto riguarda i social network, la ricerca ha evidenziato come quasi un intervistato italiano su 5 (16%) pensa che i social non siano un ambiente sicuro per i giovani. Questa visione è condivisa però in misura maggiore – da circa un intervistato su tre – in Paesi come Germania (34%) e Francia (32%). Per i giovani italiani, tra le problematiche di una società iper-connessa troviamo in primis il cyberbullismo (60%) (eccezion fatta per la Spagna, dove i giovani spagnoli individuano infatti il problema principale nella perdita del tempo personale), al secondo posto l’uniformazione delle identità a degli standard ideali (39%), seguito dalla perdita del tempo personale (38%), infine l’annullamento della sfera privata (26%).
Oggi i social network (Facebook, Google, TikTok, SnapChat) hanno troppo potere sui giovani, influenzando i comportamenti delle persone (per il 72% dei giovani italiani, e con percentuali più alte in Francia (82%), Spagna (80%), Polonia (75%) e leggermente più bassa in Germania (69%).
Ma non sono solo i social network i servizi digitali più utilizzati, infatti, alla domanda “quali fra questi ritieni siano i servizi digitali più validi per la crescita personale di un/una giovane?” il 47% degli italiani risponde che predilige i podcast, seguito da youtube (43%), realtà di formazione online (36%), social di creazione contenuti quali TikTok, Instagram e SnapChat (31%), Forum e realtà di dialogo (31%), slittano alle ultime posizioni Twitter e Facebook (rispettivamente al 14% e 12%).
Cosa chiedono i giovani oggi: un Paese più digitale e sostenibile anche grazie alla collaborazione tra istituzioni, aziende e cittadini
I giovani di oggi chiedono in primis a sé stessi di fare di più, ma anche ai cittadini e alla società. Infatti, nel DiSITM nonostante 1 giovane italiano su 3 (under 20) si dichiara costantemente connesso ai social, tuttavia, alla domanda “cosa pensi a riguardo?” il 65% risponde “bisognerebbe insegnare ad usarli proficuamente”.
È importante che tutti gli attori in campo agiscano in sinergia per una società più digitale ma anche più sostenibile. Infatti, alla domanda “secondo te, di chi è la responsabilità nella scarsa adozione delle tecnologie per la salvaguardia dell’ambiente e la sostenibilità economica e sociale?” Il 57% degli italiani risponde che la responsabilità è delle istituzioni, per il 25% è dei cittadini, per il 18% delle aziende. In particolare, un giovane italiano su quattro (25%) ritiene che sia dei cittadini la responsabilità della scarsa adozione delle tecnologie per la salvaguardia dell’ambiente e la sostenibilità economica e sociale. Tale dato cresce di almeno nove punti percentuali in ognuno degli altri Paesi considerati, fino ad arrivare al 48% registrato in Francia. In tal senso, il Paese può sicuramente dare un forte contributo: per i giovani di oggi i Paesi devono puntare sì alla crescita economica ma con un consumo equilibrato delle risorse naturali (42% degli italiani).
Informazioni su Fondazione per la Sostenibilità Digitale:
La Fondazione per la Sostenibilità Digitale è la prima Fondazione di ricerca riconosciuta in Italia dedicata ad approfondire i temi della sostenibilità digitale. La Fondazione è costituita da esperti indipendenti, istituzioni, imprese e università i cui esponenti fanno parte dei comitati di indirizzo e scientifico. Ai soci e partner della Fondazione si affianca la Rete delle Università che costituisce il sistema di competenze al quale fa riferimento la Fondazione per lo sviluppo dei suoi progetti e che rappresenta un esempio virtuoso di collaborazione tra istituzioni ed aziende nello sviluppo di progetti e di attività dedicati alla sostenibilità digitale. Tra le Università che fanno parte della Rete, l’Università Sapienza di Roma, l’Università di Pavia, l’Università Ca’ Foscari di Venezia, l’Università degli Studi di Cagliari, l’Università degli Studi di Palermo, l’Università degli Studi di Firenze, l’Università degli Studi di Trieste, l’Università di Perugia, l’Università di Siena, l’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, l’Università degli Studi di Torino, l’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”, l’Università degli Studi di Sassari.
Digital Sustainability IndexTM (DiSITM):
Il Digital Sustainability IndexTM (DiSITM) è un indice realizzato dalla Fondazione per la Sostenibilità Digitale nell’ambito del proprio Osservatorio che misura il livello di consapevolezza dell’utente nell’uso delle tecnologie digitali quali strumenti di sostenibilità. Serve cioè per misurare le correlazioni tra tre elementi dell’individuo:
il livello di digitalizzazione, inteso come rapporto tra la propria competenza percepita e quella desumibile da fattori oggettivi; il livello di sostenibilità, inteso come il rapporto tra consapevolezza sul tema nelle sue dimensioni ambientale, economica e sociale ed i conseguenti atteggiamenti e comportamenti; il livello di sostenibilità digitale, inteso come la propensione dell’individuo ad utilizzare consapevolmente le tecnologie digitali come strumenti a supporto della sostenibilità.
Nella costruzione dell’indice si sono considerati quattro profili di popolazione caratterizzati da specifiche attitudini verso il digitale e verso la sostenibilità, che danno luogo a quattro quadranti:
- Sostenibili digitali: ossia coloro i quali hanno atteggiamento e comportamenti orientati alla sostenibilità ed usano gli strumenti digitali;
- Sostenibili analogici: ossia coloro i quali hanno atteggiamento e comportamenti orientati alla sostenibilità ma non usano gli strumenti digitali;
- Insostenibili digitali: ossia coloro i quali hanno atteggiamento e comportamenti non orientati alla sostenibilità, ma usano strumento digitali;
- Insostenibili analogici: ossia coloro i quali hanno atteggiamento e comportamenti non orientati alla sostenibilità, né usano strumento digitali.
Digital Sustainability IndexTM (DiSITM) è un marchio registrato della Fondazione per la Sostenibilità Digitale.
Potete scaricare il report completo della ricerca registrandovi gratuitamente sul sito
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