“Se vi piacciono i film con i supereroi, lasciate perdere Il Gladiatore II ma guardate Il Bibliotecario“.
Così esordisce l’articolo relativo al film appena presentato al Sundance Film Festival, sul sito Pen.org [1]. Il film ha come oggetto la lotta per la libertà di pensiero, che contrappone i bibliotecari ai politici e altre organizzazioni come Moms for liberty per difendere il diritto degli studenti di leggere libri che riflettono le loro storie. Nel film, la regista Kim A. Snyder ha ripreso le animate riunioni dei consigli scolatici e intervistato bibliotecari che per la loro difesa dei libri hanno perso il lavoro o hanno subito persecuzioni.
Pen.org è il sito che ospita le Pen International, l’organizzazione che promuove la letteratura e la libertà di espressione e gestisce un osservatorio che la monitora. Da alcuni anni è in aumento il numero dei libri messi al bando nelle scuole e nelle biblioteche: il picco è stato raggiunto nel 2024 con più di diecimila libri vietati, per la maggior parte si tratta di libri che hanno per protagonisti persone di colore o LGBT+ .
La difesa del diritto di leggere e ad essere informati vede molte organizzazioni di bibliotecari in prima linea, a partire dall’American Librarian Association, che offre sul suo sito una sezione dedicata ai libri banditi [2]. Nell’elenco ci sono molti classici della letteratura per ragazzi come il Diario di Anna Frank. E’ difficile comprendere le ragioni per cui certi libri entrino in queste liste: su Instagram T.L Mcbeth spiega che il messaggio del suo libro illustrato – in cui i coniglietti fanno delle cose in base al fatto che indossino un maglione o un altro vestito – è che non dovremmo farci dividere da stupidaggini e ognuno dovrebbe essere solo sé stesso. [3][4]
Stesso destino per il libro del premio Oscar Julienne Moore, storia quasi autobiografica di una bambina che impara ad accettare le sue lentiggini. Il libro è caduto sotto la scure dei decreti di Trump, che hanno abolito le politiche a sostegno della diversità ed inclusione.

I bibliotecari si trovano spesso nel ruolo di difensori della libertà di espressione.
Il Library Freedom Project [5] è nato come risposta alle rivelazioni di Edward Snowden sulla sorveglianza di massa nel 2013, che hanno evidenziato l’importanza cruciale della privacy digitale. Il progetto, fondato nel 2015 da Alison Macrina, una bibliotecaria del Massachusetts, ha iniziato la sua attività con una serie di workshop nelle biblioteche pubbliche, insegnando ai bibliotecari e agli utenti come utilizzare strumenti per la privacy digitale come Tor e altri software di crittografia. Il progetto intende costruire una rete bibliotecari che lavorano insieme per costruire la democrazia dell’informazione. Nel corso degli anni, il progetto si è evoluto da semplice iniziativa formativa a movimento più ampio per la privacy nelle biblioteche. Ha sviluppato un curriculum completo per la formazione dei bibliotecari, chiamato Library Freedom Institute, che fornisce una formazione approfondita sulla privacy digitale e sulla sicurezza.
Violet B. Fox [6] è una bibliotecaria esperta di metadata e classificazione, impegnata per la giustizia sociale ed ha la passione delle “zines”, riviste autoprodotte. Le sue pubblicazioni/zines spaziano da Wikipedia all’accessibilità. Per il progetto Library Freedom, ha scritto Una bibliotecaria contro l’IA [7] che utilizza i meme per presentare i suoi concetti. Fox considera la sua pubblicazione una risposta provocatoria all’eccessivo entusiasmo verso l’IA. Nel testo lei sostiene che l’IA fornisce risposte imprecise, ipersemplificate ed è stata addestrata violando il copyright dei materiali. Lei stessa sostiene che il suo tono è polemico, ma pone questioni importanti come la mancanza di affidabilità delle fonti citate che va contro l’etica del bibliotecario, il rischio di essere sostituiti dall’IA per ridurre i costi, la gestione della privacy dei dati degli utenti, l’impatto ambientale e si chiede se davvero le biblioteche abbiano bisogno dell’IA.
Si può non essere d’accordo con Fox, ma quello che sta succedendo negli Stati Uniti, supera le fantasie distopiche. Musk sta utilizzando un agente IA per ottimizzare le attività dei dipartimenti federali: tuttavia, il chatbot è accessibile per chiunque online [8] e presenta le classiche criticità delle IA come allucinazioni e false informazioni. Inoltre, ci sono forti preoccupazioni sull’uso dei dati dei cittadini.
Stiamo assistendo a situazioni paradossali in cui in nome di una malintesa libertà di parola, le piattaforme social hanno eliminato la moderazione dei contenuti (per ora negli Stati Uniti) e venendo meno la verifica della veridicità, questa si traduce in una disinformazione governata, problematiche di cui non sono del tutto esenti anche le IA come OpenAi, DeepSeek e Grok.
Il ruolo delle biblioteche pubbliche, come definito (9) dal Manifesto IFLA UNESCO è quello di garantire l’accesso alla conoscenza, eliminando barriere e censure: è bene ricordarselo sempre e sostenerlo.
Riferimenti
- https://pen.org/the-librarians-film-shows-the-toll-of-book-bans/
- https://www.ala.org/bbooks
- https://www.instagram.com/reel/DF56zn6Pdi7/?igsh=MW5jcmlycnZvOGt4ZQ==
- https://www.tlmcbeth.com/freebies
- https://libraryfreedom.org/
- https://violetbfox.info/
- https://violetbfox.info/against-ai/
- https://www.documentcloud.org/documents/25531892-doge-chatbot-on-stanleys-website/
- https://aibstudi.aib.it/article/view/13762/340
Eleonora Pantò, 26 febbraio 2025
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