Nel 2022 le “intelligenze artificiali generative” sono state uno dei giochi preferiti sui social: abbiamo assistito ad un fiorire di illustrazioni create a partire da descrizioni testuali, ci siamo deliziati con panorami surreali e quadri nello stile di artisti famosi come Dalì, Munch o Van Gogh. Dopo una fase in cui l’accesso a questi sistemi era un po’ complesso, da qualche mese è sufficiente registrarsi sul sito di DALL-E per dare sfogo alla propria fantasia.
DALL-E fa parte della famiglia software di OPEN AI, un laboratorio di ricerca nato per creare una AGI – un’intelligenza artificiale generalista, cioè non addestrata per compiti specifici – che avesse il nobile obiettivo di aiutare l’umanità. Secondo la pagina Wikipedia di Open AI, alcuni miliardari – tra cui Elon Musk – preoccupati che un giorno l’IA potesse portare all’estinzione dell’umanità, decisero nel 2005 di avviare un progetto senza scopo di lucro per concentrarsi sullo sviluppo umano a lungo termine.
Poi si sa, dal dire al fare.. Elon Musk è uscito dalla compagnia per supposti conflitti di interesse con la Tesla, mentre per rendere le cose più agili dal punto di vista finanziario è stata creata un’azienda è “a scopo di lucro limitato” controllata da una no profit; inoltre ci sono dubbi sull’effettiva trasparenza e apertura del modus operandi di Open AI. Sul sito di Open AI ad oggi si legge: “La missione di OpenAI è garantire che l’intelligenza artificiale generale (AGI) – con cui intendiamo sistemi altamente autonomi che superano gli umani nel lavoro più redditizio dal punto di vista economico – avvantaggi tutta l’umanità. Cercheremo di costruire direttamente un’AGI sicura e vantaggiosa, ma considereremo anche la nostra missione soddisfatta se il nostro lavoro aiuterà gli altri a raggiungere questo risultato.” Direi che l’aspetto economico non è per nulla secondario.
Il 30 Novembre OpenAI ha rilasciato la nuova versione del software GTP nella versione 3.5, un LLM – Large Language Model cioè un software che dialoga in linguaggio naturale e l’ha reso accessibile al pubblico: un successo travolgente che ha visto raggiungere un milione di utenti nei primi 5 giorni
In questa fase di test gli sviluppatori hanno indicato limiti e precauzioni: comunicano che il sistema è stato addestrato con l’aiuto di umani, non ha accesso ad Internet perché utilizza un enorme base dati ferma al 2021 e soprattutto non è fonte di verità. A giugno sono state concordate una serie di linee guida congiunte con altri laboratori che fanno ricerche analoghe, per limitare usi potenzialmente dannosi e pericolosi di questi sistemi e condividere le buone pratiche.
CHAT GPT si presta a rispondere a domande, utilizza modelli stilistici narrativi diversi, crea racconti, paper scientifici, abstract, lettere, simula dialoghi tra personaggi storici, può persino giocare. Ovviamente l’esercizio più interessante è vedere dove sbaglia o si contraddice. Il software è stato anche allenato su immensi archivi di codice sorgente e quindi è in grado di produrre delle sequenze di istruzioni software, o aiutare nella fase di debug, cioè individuare dove sta l’errore.
In questi giorni sono stati numerosi i commenti: molti hanno salutato con entusiasmo questo progresso della scienza e altri invece sono rimasti scettici, e molti interrogativi sono sorti: quanti mestieri saranno destinati a scomparire? ha ancora senso imparare a programmare? Se la mia tesi la scrive la IA è plagio? Sono stati rispettati i diritti d’autore dei testi da cui l’AI ha attinto (argomento ancora più delicato per i generatori di immagini)?
Questa breve riflessione per Sapere Digitale è scaturita da un paio di tweet:
Questa breve riflessione per Sapere Digitale è scaturita da un paio di tweet:
Non è importante chi siano gli autori: Angela Yu dice “CHATGPT è il nuovo Google” e Dario Arrieta gli risponde “Google è una grande biblioteca dove tutto è catalogato e facile da trovare. ChatGPT è come un bibliotecario che legge, analizza e scrive velocemente. Possiamo scrivere quello che vogliamo. E’ affascinante!”
Non sono molto d’accordo: molti considerano un vantaggio avere una risposta compiuta, un testo preconfezionato, invece che una serie di link da aprire e consultare, confrontare per farsi un’idea. Chat GPT ci propina un’opinione unica, senza la possibilità di verificare le fonti, e spesso il testo non è nemmeno troppo accurato da un punto di vista di contenuto (non è quello l’obiettivo).
Un utilizzo interessante per questi sistemi, secondo Ethan Mollick è proprio la sua caratteristica generativa: cioè farsi suggerire idee, come ha fatto lui su nuovi spunti per business per l’igiene dentale.
Una delle parole utilizzate in diversi articoli per definire CHATGPT è “bullshit”, ovvero stronzata. Il concetto di stronzata, è stata oggetto di un breve saggio filosofico a cura di Harry G. Frankfurt, pubblicato in Italia nel 2005 da Rizzoli. Frankfurt in sintesi definisce stronzata un discorso inteso a persuadere senza riguardo per la verità, qualcosa che serve ad impressionare chi ascolta, ma non è necessariamente una menzogna, “l’essenza della stronzate non sta nell’essere false, ma nell’essere finte”. Una delle riflessioni più interessanti che ho trovato sul tema è stato un post intitolato “ChatGPT è un generatore di stronzate ma può essere estremamente utile” che indica tre casi in cui può essere utile: quando si è in grado di verificare se la riposta sia corretta, ad esempio per il debug di programmi, quando non è importante cosa sia effettivamente corretto, ad esempio per scrivere racconti di finzione, quando esistono dati di addestramento che servono come fonte di verità, ad esempio nella traduzione linguistica.
E’ possibile riutilizzare CHATGPT per altre applicazioni (attraverso l’accesso alle sue API), ed è quello che ha fatto Perplexity, che lo utilizza come interfaccia per accedere alle ricerche di Bing, i risultati sono interessanti, perché per ogni dichiarazione segnala il link di provenienza.
Vedremo in futuro, se la produzione di testi verosimili avrà la meglio su di noi.
Nel frattempo se avete voglia di mettervi alla prova con strumenti di questo tipo, potete andare su Futurepedia.io, dove sono elencati oltre un centinaio di tool che utilizzano il machine learning come supporto alle traduzioni, alla creazione di immagini, video, testi, per campagne di marketing e se vi sentite soli potete provare anche Replika e costruirvi un amic* (immaginario?) con cui scambiare quattro chiacchiere.
Eleonora Pantò per la rubrica Appunti Selvaggi