Il gruppo di lavoro della Biblioteca di Economia e Management dell’Università degli Studi di Torino – più nota come BEM – ha realizzato diversi laboratori di information e media literacy per le scuole scuole secondarie di primo grado per Crescere in città e per la terza missione. Da sempre la BEM segue e partecipa attivamente al nostro progetto: come prevede il nostro patto formativo hanno condiviso con noi, sotto forma di intervista a più voci, tutte le indicazioni di come nasce e perché questo laboratorio, come è costruito, l’utilizzo di diversi tipi di applicazioni interattive che ha lo scopo di aumentare il coinvolgimento di studenti e studentesse, nonché la scheda didattica da scaricare per poterlo sperimentare nei propri contesti. Oltre a ringraziare la BEM, vi invitiamo a fare vostri questi materiali davvero utili, ricchi e dettagliati! Speriamo che presto ci mandino il resoconto anche del laboratorio sull’Ai, realizzato sempre nello stesso contesto e anch’esso ispirato alla gamification e a temi cruciali per la sostenibilità e l’AGENDA 2030.
Intervista a 4 voci con: Sandra Migliore, direttrice della biblioteca, Lisa Marcenaro, esperta di laboratori didattici digitali e le volontarie del servizio civile, Ginevra Cuttini e Giulia Santoferrara. Biblioteca BEM, Università degli Studi di Torino
Un giorno all’Università
Perché proporre in una biblioteca accademica laboratori rivolti alle scuole secondarie di primo grado?
Sandra:
I laboratori della BEM si inseriscono nell’ambito delle proposte di Terza missione della Biblioteca, in particolare nella cornice di “Un giorno all’Università“, l’iniziativa con cui l’Ateneo torinese offre ogni anno una vasta selezione di laboratori rivolti alle scuole primarie e secondarie di primo grado. Il programma è promosso dalla Città di Torino e da ITER – Istituzione Torinese per una Educazione Responsabile. Le proposte vengono presentate sul portale “Crescere in Città“, promosso dal Comune di Torino, il quale pubblica all’inizio di ogni anno scolastico le attività didattiche laboratoriali per tutte le scuole cittadine.
Con lo slogan Non è mai troppo presto per fare ricerca! il progetto “Un giorno all’Università” risponde all’obiettivo di diffondere tra i giovanissimi la consapevolezza dell’impatto che la ricerca ha sulla vita quotidiana. Allo stesso tempo, è un’occasione per potenziare l’impegno verso la diffusione dei risultati del lavoro di ricerca e di sperimentare nuovi linguaggi e metodi per la comunicazione di queste conoscenze.
E perché avete scelto di offrire laboratori sulle competenze informative e digitali di base?
Sandra:
Tra i cinque laboratori proposti quest’anno dalla BEM due rientrano nel percorso #bemdigitale: “Che la fonte sia con te! (+ smart)” e “Operazione Mare Pulito con l’Intelligenza Artificiale (AI)”. La BEM, infatti, oltre ad occuparsi di tematiche quali l’economia, il management e lo sviluppo sostenibile, è da sempre fortemente impegnata su digitale, innovazione e nuove tecnologie. Ha inoltre una solida esperienza nella formazione degli utenti e nella promozione dell’Information Literacy a vari livelli, in ambito universitario come nei percorsi proposti alle scuole superiori tramite le numerose attività di alternanza scuola-lavoro (ora PCTO) proposte negli anni. Questo impegno riflette l’idea che i bibliotecari accademici possano svolgere un ruolo chiave come mediatori dell’apprendimento, fornendo sostegno ai propri utenti nei percorsi di studio e ricerca ma anche contribuendo ad aumentare la consapevolezza informativa e digitale di tutti i cittadini nelle diverse fasi della vita in un’ottica di apprendimento permanente.
Per questi motivi la BEM collabora con il progetto Sapere Digitale fin dai suoi esordi.
Sandra
“Che la fonte sia con te!”: parlaci di questa versione “smart” del laboratorio
Lisa
“Che la fonte sia con te!” è un laboratorio consolidato che fa parte del progetto Sapere Digitale da diversi anni. Tuttavia, per l’edizione 2023/24 curata dalla BEM, è stato rivisitato per adattarsi a nuove esigenze e affrontare le sfide logistiche che si sono presentate nel contesto dell’Università. Rispetto al laboratorio originario sono stati aggiunti alcuni elementi innovativi.
Sandra:
Quali sono state le sfide che avete dovuto affrontare?
Lisa
Inizialmente ci siamo trovati di fronte a un numero di richieste più elevato del previsto, con un totale di 30 classi che hanno espresso interesse a partecipare al laboratorio. L’Università è dotata di aule tecnologicamente avanzate con una capienza di oltre 100 posti, ma era impensabile organizzare attività in cui gli studenti lavorassero in piccoli gruppi condividendo i portatili della biblioteca. Di conseguenza, abbiamo adottato un approccio flessibile per individuare soluzioni logistiche che potessero soddisfare il maggior numero possibile di classi.
Sandra:
Quali soluzioni avete trovato?
Lisa
Abbiamo deciso di accogliere 3 classi per volta sfruttando gli spazi a disposizione, e di optare per un approccio basato sul BYOD (Bring Your Own Device), chiedendo a studenti, studentesse e insegnanti di utilizzare i propri dispositivi personali durante il laboratorio. Questa modalità ha favorito un’interazione più diretta e immediata, appunto “più smart”.
In sintesi, abbiamo cercato di trasformare le iniziali criticità in opportunità per sperimentare nuove soluzioni.
Sandra
Che ruolo hanno avuto le ragazze del servizio civile nella realizzazione dei laboratori?
Lisa
Giulia e Ginevra (soprannominate G&G), le due ragazze attualmente impegnate nel servizio civile presso la BEM, hanno dato un contributo fondamentale sia nella fase di progettazione del laboratorio sia in quella di realizzazione. La loro freschezza di vedute ci ha permesso di trovare soluzioni interessanti e innovative. G&G hanno, infatti, realizzato materiali, giochi e contenuti – in parte utilizzando e remixando quelli provenienti dai corsi di Sapere Digitale, tra cui il modulo “Fake news: educare all’informazione e al pensiero critico fin da piccoli” curato dalle Mamamò e i giochi interattivi del blog di Catia Santini – e in parte inventandone di completamente nuovi e originali.
Sandra
In che modo il progetto sapere digitale è stato di supporto?
Lisa
Sapere Digitale, oltre a numerosi percorsi di formazione, ci ha messo a disposizione una serie di app (nella versione pro) che ci hanno permesso di proporre sfide interattive a più classi contemporaneamente, di realizzare escape room digitali, quiz e infografiche.
Sandra: Ginevra, Giulia, potete fare qualche esempio? Quali software avete utilizzato?
Ginevra e Giulia
CANVA: ci ha permesso di creare qr code plastificati riutilizzabili da distribuire ad ogni partecipante, per accedere in modo semplice e immediato con i propri smartphone all’infografica contenente tutti i collegamenti alle sfide interattive. Abbiamo anche utilizzato la funzione di intelligenza artificiale di CANVA per creare delle immagini da utilizzare nelle varie sfide.
MENTIMETER: lo abbiamo utilizzato per il brainstorming iniziale sul metodo di ricerca, per far votare tra due diversi articoli dopo aver introdotto il tema delle fake news e per la valutazione finale.
KAHOOT! lo abbiamo utilizzato a più riprese: nel quiz introduttivo sul bisogno informativo e nel quiz “Real or fake?” nel quale i ragazzi e le ragazze dovevano indovinare se una serie di immagini proposte fossero reali o meno. Ad esempio abbiamo creato un “Urlo” di Munch rivisitato con l’AI e una Regina Elisabetta in bicicletta alla quale, a un’osservazione attenta, mancava una gamba. Molti ci sono cascati!
Kahoot! è un programma che crea sempre coinvolgimento perché prevede una sorta di gara a punti con tanto di musichetta, classifica e podio finale. Inoltre la maggior parte delle classi lo conosce e lo ha già utilizzato durante altre attività didattiche. E’ un programma molto apprezzato da ragazzi e ragazze.
GENIALLY: è un programma simile a Canva ma più improntato alla gamification, propone templates e musiche di grande effetto!
Per introdurre il tema della disinformazione abbiamo scelto ambientazioni dal successo assicurato, come Harry Potter e Star Wars.
Abbiamo anche creato un’infografica interattiva, “La galassia della disinformazione”, per introdurre alcune definizioni sul tema. L’infografica ci è stata richiesta dalle insegnanti per continuare ad approfondire il tema della disinformazione in classe.
Sandra
Che cosa vi portate a casa da questa esperienza?
Ginevra e Giulia
Questo laboratorio ci ha permesso di conoscere concetti nuovi come quello di Information literacy e ci ha fatto riflettere sul ruolo dei media digitali, delle informazioni e dei social nella nostra vita e su quanto sia fondamentale educare le nuove generazioni su questi temi. Ci siamo messe alla prova nella gestione di più classi contemporaneamente cercando anche di contenere atteggiamenti rumorosi, specialmente durante le sfide più coinvolgenti. Abbiamo potuto approfondire l’uso di alcuni programmi come Kahoot o Canva e ne abbiamo conosciuti di nuovi come Mentimeter e Genially. Inoltre, abbiamo fatto da guide durante le visite delle classi alla Scuola di Management ed Economia e alla Biblioteca.
Sandra
Il laboratorio si può replicare in altri contesti?
Lisa
Noi siamo convinte che questo laboratorio possa essere sempre migliorato, reinventato e continuamente aggiornato e soprattutto riadattato a diversi contesti con creatività.
“Che la fonte sia con te!” è già stato esportato in alcune biblioteche come quelle di Torre Pellice, Aosta e Piossasco, che lo hanno replicato o lo replicheranno a breve, adattandolo alle loro necessità e utenza di riferimento. In un’ottica di diffusione e condivisione di esperienze e buone pratiche nella comunità bibliotecaria, abbiamo creato una scheda di riferimento che mettiamo a disposizione, oltre ai materiali e slides. Siamo disponibili a supportare altre biblioteche che vogliano sperimentare il laboratorio nei propri contesti di riferimento.