Carissime e carissimi bibliotecari, è stato molto bello incrociare alcuni di voi al Salone del Libro che per questa sua 35esima edizione ha chiuso i battenti del Lingotto lunedì 22 maggio, proseguendo con le proposte del Salone Off.
In quella mattinata ho assistito a un incontro esaltante: I nuovi confini digitali della biblioteca tenuto da alcune determinate bibliotecarie che – in collaborazione con AIB Associazione Italiana Biblioteche, sezione del Piemonte e favorito dalle formazioni del progetto Sapere Digitale – hanno presentato, ma soprattutto dato riscontro, di come e di quanto nelle loro biblioteche l’offerta dei servizi rivolti al pubblico sia stata declinata anche in ambito digitale. L’introduzione del digitale si è quindi rivelata mezzo di comunicazione e informazione, nel caso, ad esempio, di chi ha scelto l’utilizzo social di TikTok per divulgare le attività della biblioteca, o come contenuto culturale, nel caso di chi lo inserito stilando la guida alle app o per laboratori progettati tra carta e realtà aumentata.
Mi sarei spellata le mani ad applaudire; auspico che le buone pratiche già adottate così vivaci sul territorio siano di ispirazione per altre biblioteche.
Oggi, sempre nell’ambito di un utilizzo di risorse digitali (a scopo informativo per genitori/insegnanti e anche con il fine ultimo di coinvolgere nuovo pubblico in biblioteca tramite l’attivazione di Atelier), vorrei raccontare la mia esperienza di laboratori avvenuta al Salone; penso sia una traccia a voi utile.
Con Veronica Ruberti del team Riconnessioni della Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo, abbiamo infatti progettato 4 attività per bambini della primaria dal titolo Sopra-Sotto. Quando il digitale svela l’invisibile
Sono occasioni ghiotte per i più piccoli in visita in fiera sia per la natura correttamente gratuita dell’offerta sia per l’aspetto innovativo basato sui linguaggi assortiti e la loro intersezione. Gli incontri hanno avuto la stessa struttura oggetto di alcune nostre formazioni e sono collaudati a prescindere dai contenuti differenziabili di volta in volta; la conferma del buon esito fa pensare di essere sulla strada giusta (al netto del grande sbattimento che comportano!)
Ci siamo attenute alla triade magica: libro illustrato + app + attività ai tavoli con fogli, colla, colori, stoffe, adesivi, fogli di acetato… e in questo caso abbiamo scelto Il Pentolino di Antonino di Kite Edizioni (per la prima fascia) e Borgo Nascondino di L’Ippocampo per la seconda fascia.
Tre i passaggi, ciascuno per un diverso linguaggio narrativo.
- Primo passaggio
E’ importante partire con il piede giusto tentando di arginare il continuo brusio di sottofondo tipico di quell’ambiente (che comunque in biblioteca, luogo più raccolto, non dovrebbe esserci), tutti comodamente seduti per terra per avere l’attenzione dei bambini durante l’intera lettura della storia e l’esplorazione accurata delle illustrazioni. E’ una lettura ad alta voce vivace, spesso animata e “giocata”(la fatica qui è non perdere il ritmo, non far calare la tensione, guardarli negli occhi, rivolgersi a ciascuno)
- Secondo passaggio
La fruizione dell’app collegata al grande schermo in modo che tutti possano vedere bene gli sviluppi interattivi della narrazione, tutti sono invitati a turno a intervenire, a fare touch (qui forse l’impegno maggiore è organizzativo, si cerca di contenere eccessi di slancio nell’intervento diretto sullo schermo).
Alcuni bambini non sanno dove toccare, altri danno suggerimenti; la prima fila di chi ha già toccato si sposta verso il fondo per lasciare spazio al touch di nuove dita. Si commenta tutto, ci si interrompe poi si riprende il filo.
- Terzo passaggio
Questo terzo passaggio per tutti, dal primo anno della primaria fino al quinto, si rivela il più complesso dal momento che è il più concettuale essendo una sintesi dei due precedenti passaggi e nonostante si possa pensare che sia per i bambini il più istintivo, il più immediato poiché sono abituati a stare seduti ad un tavolo di lavoro con un corredo di cancelleria a disposizione.
Nella nostra esperienza diretta presenta alcune criticità: mentre alcuni sono lanciatissimi nella costruzione del disegno che poi diventerà sotto i loro occhi interattivo grazie alla sovrapposizione di altri disegni sugli acetati o grazie alla creazione di un’aletta mobile, altri sono molto trattenuti nell’esprimere liberamente creatività, temono di sbagliare, chiedono se possono usare colori diversi, andare fuori dal bordo, cercano di capire fin dove possa spingersi la loro libertà espressiva…
Noi lo ripetiamo serenamente, non c’è un disegno bello e uno brutto, non c’è giudizio, non c’è giusto e sbagliato.
C’è da capire il meccanismo del prima/dopo, dell’interattività ricreata in un lavoro materico per tenere insieme le istanze creative di un linguaggio contemporaneo!
Non saprei direi se in questi laboratori il traguardo finale sia stato raggiunto.
Per la verità, non so neanche se di traguardo si possa parlare.
Le insegnanti prendono appunti, allontanandosi ringraziano, tutti sembrano soddisfatti di questa nuova esperienza immersiva e i bambini, sotto i loro cappellini, tornano fra i libri degli stand. Che cosa porteranno con sé di questa ora passata insieme non è dato saperlo, forse poco, forse niente, forse l’allegria di un nuovo modo di andare a scuola con una nuova storia raccontata fra carta, schermo interattivo e immaginazione.
Giulia Natale per la rubrica Miscuglio